MC Magazine
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Per il proprio sogno: obiettivi chiari, determinazione e non accontentarsi

Intervista a Andrea Cerrato

Centinaia di migliaia di visualizzazioni su YouTube, una carriera musicale iniziata come frontman di una band molto promettente e proseguita come cantautore solista e una formazione universitaria da grafico. Le sue canzoni fanno ballare, sognare, riflettere, commuovere e sorridere. Abbiamo chiesto ad Andrea Cerrato, cantautore astigiano, di raccontarci un po’ della sua vita.

A quando risale il tuo incontro con la musica? Amore a prima vista o tira e molla?

Il mio primo incontro con la musica è stato da ascoltatore e non da musicista: era il 1999, su MTV passava il video di Unforgivable Sinner di Lene Marlin. Ricordo di aver chiaramente pensato “Ok, voglio fare quello”. E oggi, parecchi anni dopo, ho pure una chitarra nera, come lei, non l’ho fatto di proposito! Subito dopo aver visto il video di Lene Marlin ho recuperato una chitarra che era abbandonata a casa mia (e non era dei miei genitori, loro sono solo ascoltatori piuttosto distratti, non sono cultori). Era una 12 corde. Ne ho montate 6, era dura come il cemento ma io sono partito da lì e ho imparato gli accordi. Come dicevo, non avendo una famiglia di cultori musicali, la mia fonte era MTV e questo mi ha portato inevitabilmente a legarmi al POP. Dopo il pop sono scivolato sul grunge di Pearl Jam e Nirvana e poi sono andato a ritroso con Hendrix, Led Zeppelin, Beatles ecc. Ecco, da lì la musica mi ha accompagnato sempre. Sono sincero: non è stata una storia d’amore lineare, però non ci sono mai stati reali distacchi. Ci sono state pause di riflessione che non duravano più di qualche giorno. Ho sempre avuto anche un po’ di timore della musica: sapevo che richiedeva di mettermi completamente a nudo e nei primi anni non ero assolutamente pronto a farlo.

Andrea Cerrato

Parlaci della tua prima esperienza sul palco

La mia primissima esperienza sul palco è stata un disastro. Era il mio primo saggio di chitarra classica e volevo che fosse tutto perfetto prima di esibirmi, quindi ho aspettato un po’ per mostrare quello che avevo imparato. Peccato non avessi tenuto in considerazione l’emozione: un errore dopo l’altro. La prima cosa che ho pensato finito quel saggio disastroso è stata “non mi farò mai più umiliare così” volevo chiudere con la musica. Invece, qualche giorno dopo, ho preso in mano la mia prima chitarra elettrica. Ho capito che era quello il mio contesto. Mi sentivo molto più a mio agio, anche negli eventuali errori. Ero molto più naturale, me stesso.

Com’è che sei arrivato al punto? E per punto intendo il momento in cui hai capito che volevi la musica fosse co-protagonista nella tua vita?

Per arrivare “al punto” ci ho messo qualche anno. Alla fine delle superiori ho fondato la mia prima band, in cui ero anche autore dei brani. Ci ho suonato per una decina d’anni e con loro abbiamo avuto un’esperienza artistica intensa e rilevante, eravamo con un’etichetta discografica molto nota. Quello era un periodo di crisi per la discografia ed inevitabilmente le realtà più piccole erano le ultime ruote del carro. L’anno dopo abbiamo proseguito da artisti indipendenti, anche grazie al nostro manager, che teneva davvero moltissimo al progetto. Questo bagaglio di esperienze mi ha permesso di capire cosa volessi veramente io. Infatti poi è arrivato un momento di lucidità ed è stato quando la band si è sciolta e contemporaneamente ho concluso il mio percorso lavorativo parallelo (nei dieci anni in cui ho suonato con la band mi sono anche laureato, ho preso un master in grafica e sono stato assunto da un’agenzia di comunicazione, dove ho capito cosa significa lavorare tutti i giorni in un ufficio, facendo cose che non vuoi fare perché non ti piacciono). Quindi: la mia band si è sciolta e mi sono licenziato. In quel momento ho capito che volevo qualcosa di più dalla musica ma in realtà dalla vita in generale. Ho capito che volevo lasciare alla musica lo spazio che meritava e che il piano B del posto fisso non faceva per me. La musica poi per me non è un lavoro, è uno degli strumenti che mi permette di fare ciò che amo di più: comunicare.

Andrea Cerrato

In quale momento del tuo percorso musicale hai sentito di non volerti limitare ad interpretare brani di altri? Raccontaci della tua esperienza discografica.

Ho cominciato a scrivere nei primi anni di band, alle superiori. Ma non avevo la consapevolezza di sapere cosa volessi dire e nemmeno gli strumenti per farlo. Scrivevo in un italiano un po’ buttato lì o in un inglese maccheronico. Però ho capito fin da subito che la musica era uno strumento che mi dava la possibilità di dire quello che sentivo, più che un esercizio di stile. Per quanto riguarda i brani di altri artisti, in realtà forse non ho mai preso realmente in considerazione l’idea di fare cover. Quello è arrivato dopo. Negli ultimi tre anni ho avuto un’idea più chiara di chi fossi io a livello creativo e compositivo. Allora ho realizzato che le cover avrebbero potuto essere un mezzo che mi avrebbe aiutato a portare i miei inediti fuori dal territorio piemontesi. Da sole, le mie canzoni, probabilmente non ci sarebbero arrivate. Fare cover mi ha permesso di farmi conoscere un po’ in tutta Italia e quindi di far conoscere anche le mie canzoni inedite.

Ultima domanda: come vivi il tuo successo sui social?

Non so se si possa proprio definire “successo”, il mio. Dal momento in cui ho iniziato a pubblicare le mie cover ho notato che sono state immediatamente ben recepite. È ancora una strada in creazione ma io la vivo benissimo. È stato proprio in questo contesto che ho capito che le competenze che ho acquisito negli anni, non solo come musicista ma anche come grafico, mi hanno permesso di trovare il mio personale modo di comunicare. È il primo momento in cui ho unito tutto quello che ho imparato e l’ho messo al servizio di ciò che desideravo fare e raggiungere.

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Per il proprio sogno: obiettivi chiari, determinazione e non accontentarsi

Intervista a Andrea Cerrato

Centinaia di migliaia di visualizzazioni su YouTube, una carriera musicale iniziata come frontman di una band molto promettente e proseguita come cantautore solista e una formazione universitaria da grafico. Le sue canzoni fanno ballare, sognare, riflettere, commuovere e sorridere. Abbiamo chiesto ad Andrea Cerrato, cantautore astigiano, di raccontarci un po’ della sua vita.

A quando risale il tuo incontro con la musica? Amore a prima vista o tira e molla?

Il mio primo incontro con la musica è stato da ascoltatore e non da musicista: era il 1999, su MTV passava il video di Unforgivable Sinner di Lene Marlin. Ricordo di aver chiaramente pensato “Ok, voglio fare quello”. E oggi, parecchi anni dopo, ho pure una chitarra nera, come lei, non l’ho fatto di proposito! Subito dopo aver visto il video di Lene Marlin ho recuperato una chitarra che era abbandonata a casa mia (e non era dei miei genitori, loro sono solo ascoltatori piuttosto distratti, non sono cultori). Era una 12 corde. Ne ho montate 6, era dura come il cemento ma io sono partito da lì e ho imparato gli accordi. Come dicevo, non avendo una famiglia di cultori musicali, la mia fonte era MTV e questo mi ha portato inevitabilmente a legarmi al POP. Dopo il pop sono scivolato sul grunge di Pearl Jam e Nirvana e poi sono andato a ritroso con Hendrix, Led Zeppelin, Beatles ecc. Ecco, da lì la musica mi ha accompagnato sempre. Sono sincero: non è stata una storia d’amore lineare, però non ci sono mai stati reali distacchi. Ci sono state pause di riflessione che non duravano più di qualche giorno. Ho sempre avuto anche un po’ di timore della musica: sapevo che richiedeva di mettermi completamente a nudo e nei primi anni non ero assolutamente pronto a farlo.

Andrea Cerrato

Parlaci della tua prima esperienza sul palco

La mia primissima esperienza sul palco è stata un disastro. Era il mio primo saggio di chitarra classica e volevo che fosse tutto perfetto prima di esibirmi, quindi ho aspettato un po’ per mostrare quello che avevo imparato. Peccato non avessi tenuto in considerazione l’emozione: un errore dopo l’altro. La prima cosa che ho pensato finito quel saggio disastroso è stata “non mi farò mai più umiliare così” volevo chiudere con la musica. Invece, qualche giorno dopo, ho preso in mano la mia prima chitarra elettrica. Ho capito che era quello il mio contesto. Mi sentivo molto più a mio agio, anche negli eventuali errori. Ero molto più naturale, me stesso.

Com’è che sei arrivato al punto? E per punto intendo il momento in cui hai capito che volevi la musica fosse co-protagonista nella tua vita?

Per arrivare “al punto” ci ho messo qualche anno. Alla fine delle superiori ho fondato la mia prima band, in cui ero anche autore dei brani. Ci ho suonato per una decina d’anni e con loro abbiamo avuto un’esperienza artistica intensa e rilevante, eravamo con un’etichetta discografica molto nota. Quello era un periodo di crisi per la discografia ed inevitabilmente le realtà più piccole erano le ultime ruote del carro. L’anno dopo abbiamo proseguito da artisti indipendenti, anche grazie al nostro manager, che teneva davvero moltissimo al progetto. Questo bagaglio di esperienze mi ha permesso di capire cosa volessi veramente io. Infatti poi è arrivato un momento di lucidità ed è stato quando la band si è sciolta e contemporaneamente ho concluso il mio percorso lavorativo parallelo (nei dieci anni in cui ho suonato con la band mi sono anche laureato, ho preso un master in grafica e sono stato assunto da un’agenzia di comunicazione, dove ho capito cosa significa lavorare tutti i giorni in un ufficio, facendo cose che non vuoi fare perché non ti piacciono). Quindi: la mia band si è sciolta e mi sono licenziato. In quel momento ho capito che volevo qualcosa di più dalla musica ma in realtà dalla vita in generale. Ho capito che volevo lasciare alla musica lo spazio che meritava e che il piano B del posto fisso non faceva per me. La musica poi per me non è un lavoro, è uno degli strumenti che mi permette di fare ciò che amo di più: comunicare.

Andrea Cerrato

In quale momento del tuo percorso musicale hai sentito di non volerti limitare ad interpretare brani di altri? Raccontaci della tua esperienza discografica.

Ho cominciato a scrivere nei primi anni di band, alle superiori. Ma non avevo la consapevolezza di sapere cosa volessi dire e nemmeno gli strumenti per farlo. Scrivevo in un italiano un po’ buttato lì o in un inglese maccheronico. Però ho capito fin da subito che la musica era uno strumento che mi dava la possibilità di dire quello che sentivo, più che un esercizio di stile. Per quanto riguarda i brani di altri artisti, in realtà forse non ho mai preso realmente in considerazione l’idea di fare cover. Quello è arrivato dopo. Negli ultimi tre anni ho avuto un’idea più chiara di chi fossi io a livello creativo e compositivo. Allora ho realizzato che le cover avrebbero potuto essere un mezzo che mi avrebbe aiutato a portare i miei inediti fuori dal territorio piemontesi. Da sole, le mie canzoni, probabilmente non ci sarebbero arrivate. Fare cover mi ha permesso di farmi conoscere un po’ in tutta Italia e quindi di far conoscere anche le mie canzoni inedite.

Ultima domanda: come vivi il tuo successo sui social?

Non so se si possa proprio definire “successo”, il mio. Dal momento in cui ho iniziato a pubblicare le mie cover ho notato che sono state immediatamente ben recepite. È ancora una strada in creazione ma io la vivo benissimo. È stato proprio in questo contesto che ho capito che le competenze che ho acquisito negli anni, non solo come musicista ma anche come grafico, mi hanno permesso di trovare il mio personale modo di comunicare. È il primo momento in cui ho unito tutto quello che ho imparato e l’ho messo al servizio di ciò che desideravo fare e raggiungere.

Andrea Cerrato

Andrea Cerrato
Cantautore

Laureato in disegno industriale, si è avvicinato allo studio della musica prima con la chitarra rock da autodidatta, poi con il jazz al Centro Jazz di Torino e infine sono arrivati il canto e l’amore per la scrittura.
Dal 2005 al 2015 con la sua band ha pubblicato due dischi e aperto i concerti di Negrita, Tommy Emmanuel, Deep Purple, La Crus, Marlene Kuntz, Velvet, Tricarico, Pierpaolo Capovilla facendo più di 300 date in tutta Italia. Dal 2015 inizia il suo progetto solista, all’inizio del 2016 è tra i concorrenti di The Voice of Italy e nel 2017, con una campagna di crowdfounding, ha finanziato il suo primo disco solista intitolato OGGI.
Lavora tramite i social network, in modo particolare YouTube, incrociando le sue competenze da musicista e da grafico per unire la sua passione per la musica e la comunicazione a quella dell’imprenditoria.

Andrea Cerrato

Andrea Cerrato
Cantautore

Laureato in disegno industriale, si è avvicinato allo studio della musica prima con la chitarra rock da autodidatta, poi con il jazz al Centro Jazz di Torino e infine sono arrivati il canto e l’amore per la scrittura.
Dal 2005 al 2015 con la sua band ha pubblicato due dischi e aperto i concerti di Negrita, Tommy Emmanuel, Deep Purple, La Crus, Marlene Kuntz, Velvet, Tricarico, Pierpaolo Capovilla facendo più di 300 date in tutta Italia. Dal 2015 inizia il suo progetto solista, all’inizio del 2016 è tra i concorrenti di The Voice of Italy e nel 2017, con una campagna di crowdfounding, ha finanziato il suo primo disco solista intitolato OGGI.
Lavora tramite i social network, in modo particolare YouTube, incrociando le sue competenze da musicista e da grafico per unire la sua passione per la musica e la comunicazione a quella dell’imprenditoria.