MC Magazine
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Chi è stonato può rimediare? Facciamo un po’ di chiarezza.

Approfondimento di Giacomo Buccheri

Se considero la mia esperienza di insegnante e cantante, ad un livello più “superficiale” esistono diversi tipi di stonati:

  • lo stonato che non si accorge di stonare ma davanti alla registrazione della propria voce se ne rende conto
  • lo stonato che non si rende conto di stonare ed anche ascoltando la registrazione non ha coscienza della stonatura (a quanto pare il 4% della popolazione mondiale)
  • lo stonato che già mentre stona si rende conto di stonare, ma non riesce a rimediare

Probabilmente esistono altre tipologie, ma a noi interessa distinguere tra due macrocategorie:

  • lo stonato per motivi culturali, educativi, psicologici
  • lo stonato per motivi genetici, strutturali, funzionali

La neurobiologia ha indagato e continua ad indagare a fondo la questione ed al momento gli studi ci dicono – come anticipato poc’anzi – che solo il 4% della popolazione mondiale è irreparabilmente stonata. Tale percentuale è emersa da uno studio di Isabelle Peretz e Robert Zatorre (Centro Internazionale BRAMS, “Brain, Music and Sound Research”). Si tratta di una percentuale in cui sussistono danni cerebrali, condizioni genetico-strutturali sfavorevoli all’obiettivo, …problematiche irreparabili.

Negli altri casi, sì: lo stonato può riuscire a diventare intonato.

Giacomo Buccheri e un allievo durante una lezione di canto del Campus Estivo 2017

Personalmente finora ho lavorato con almeno una persona all’anno con questa difficoltà, ogni volta con una motivazione diversa. In tutti i casi “l’allarme è rientrato”, ora questi allievi cantano le note giuste!

  1. Allievo con blocco psicologico = fin da bambino i suoi genitori gli hanno intimato di fare silenzio, e di non cantare. Come risultato si era convinto di non poterlo/saperlo fare, nonostante fosse diventato un bravissimo musicista ed avesse un ottimo orecchio…Ho lavorato maggiormente sull’autostima, sul fargli notare i punti di forza, e con molta pazienza correggendo nota per nota. Indispensabile l’ottava corretta (una donna con un docente uomo farebbe molta fatica, per intenderci)
  2. Allievo con estensione (ancora) limitata (più per ragioni tecniche) che nel momento in cui non arriva ad una nota X emette l’ultima che riesce a produrre = è la tipologia più comune. Esempio? Un bassobaritono che vuole ostinatamente cantare Freddie Mercury e pur di tirar fuori qualcosa canta quello che viene, abituando l’orecchio e la muscolatura laringea ad un lavoro sbagliato da più punti di vista. Anche qui, è bastato lavorare nota per nota dal punto di vista dell’intonazione. Ci vuole pazienza e costanza.
  3. Allievo che fa fatica a concentrarsi, ad ascoltare con attenzione = qui in alcuni casi si tratta di un aspetto più educativo e socio-culturale. Generalmente riescono a tenere l’intonazione fin quando riescono a mantenere la concentrazione, ma basta poco o anche solo che l’esercizio diventi “automatico” (in particolare quando si torna indietro con le note, dato che invece per salire si fa più attenzione) ed insieme alla concentrazione sparisce anche l’intonazione. Beh, qui il lavoro da fare è più educativo, e bisogna trovare il modo di tenere l’attenzione e la disciplina senza diventare oppressivi – altrimenti si ottiene l’effetto contrario.
  4. Allievo con problemi di tipo muscolare = c’è uno studio del canadese Steven Brown, ad esempio, che ci racconta come alcune persone non riescano a riprodurre i suoni in maniera corretta perché non riescono a coordinare le aree uditive con le aree motorie della laringe; il risultato quindi è diverso da quello voluto! E se ne rendono conto. Questa è una situazione un po’ più vicina alla problematica genetico-strutturale, ma in alcuni casi con i dovuti accorgimenti – spesso legati alle stesse terapie volte a migliorare la situazione muscolare generale – è risolvibile.

Quello dell’ascolto (allievo “c”) è un tema cruciale, dato che noi fondamentalmente produciamo quello che ascoltiamo ed abbiamo ascoltato nella nostra vita. La famiglia fa tantissimo, il contesto in cui cresciamo è fondamentale, le influenze determinano la direzione che prenderà il nostro modo di esprimerci. I cantanti migliori, quelli più musicali ed intonati (le due cose non per forza vanno a braccetto), nella maggior parte dei casi hanno una “storia” ed un background ricco, variegato, con tanta musica, con molte influenze… Recuperando questo tipo di ricchezza anche una voce meno musicale può diventare, nel tempo, sempre più interessante e “piena”.

Giacomo Buccheri durante il concerto di Natale 2018 della Scuola di Musica MC

Non è un caso che tra i sedicenni di oggi ci siano dei veri e propri fenomeni: hanno a disposizione, rispetto alle generazioni precedenti, tutta la musica del mondo e di qualsiasi epoca. Qualcuno penserà “sì, ma la usano male”. Tante volte è vero, ma quelli che hanno un esempio familiare/ambientale positivo sanno sfruttare al meglio questa grande ricchezza – e non a caso si tratta proprio di quei fenomeni di cui sopra.

Il bello poi è che le difficoltà, i blocchi, la sofferenza ci rendono ancora più “ricchi” musicalmente, quando riusciamo a vincere almeno la resistenza del lasciare andare la voce… Quindi insomma… c’è speranza per tutti – seppur per qualcuno di più!

Per approfondire alcuni di questi argomenti ed andare oltre nella parte delle Neuroscienze che si occupa della Musica, suggerisco la lettura di “Musicofilia” (O.Sacks). Una lettura molto scorrevole, spesso ironica e stimolante, che racconta il rapporto tra cervello e suono/musica attraverso moltissimi casi di persone con difficoltà o capacità oltre la norma.

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Chi è stonato può rimediare? Facciamo un po’ di chiarezza.

Approfondimento di Giacomo Buccheri

Se considero la mia esperienza di insegnante e cantante, ad un livello più “superficiale” esistono diversi tipi di stonati:

  • lo stonato che non si accorge di stonare ma davanti alla registrazione della propria voce se ne rende conto
  • lo stonato che non si rende conto di stonare ed anche ascoltando la registrazione non ha coscienza della stonatura (a quanto pare il 4% della popolazione mondiale)
  • lo stonato che già mentre stona si rende conto di stonare, ma non riesce a rimediare

Probabilmente esistono altre tipologie, ma a noi interessa distinguere tra due macro categorie:

  • lo stonato per motivi culturali, educativi, psicologici
  • lo stonato per motivi genetici, strutturali, funzionali

La neurobiologia ha indagato e continua ad indagare a fondo la questione ed al momento gli studi ci dicono – come anticipato poc’anzi – che solo il 4% della popolazione mondiale è irreparabilmente stonata. Tale percentuale è emersa da uno studio di Isabelle Peretz e Robert Zatorre (Centro Internazionale BRAMS, “Brain, Music and Sound Research”). Si tratta di una percentuale in cui sussistono danni cerebrali, condizioni genetico-strutturali sfavorevoli all’obiettivo, …problematiche irreparabili.

Negli altri casi, sì: lo stonato può riuscire a diventare intonato.

Giacomo Buccheri e un allievo durante una lezione di canto del Campus Estivo 2017

Personalmente finora ho lavorato con almeno una persona all’anno con questa difficoltà, ogni volta con una motivazione diversa. In tutti i casi “l’allarme è rientrato”, ora questi allievi cantano le note giuste!

  • Allievo con blocco psicologico = fin da bambino i suoi genitori gli hanno intimato di fare silenzio, e di non cantare. Come risultato si era convinto di non poterlo/saperlo fare, nonostante fosse diventato un bravissimo musicista ed avesse un ottimo orecchio…Ho lavorato maggiormente sull’autostima, sul fargli notare i punti di forza, e con molta pazienza correggendo nota per nota. Indispensabile l’ottava corretta (una donna con un docente uomo farebbe molta fatica, per intenderci)
  • Allievo con estensione (ancora) limitata (più per ragioni tecniche) che nel momento in cui non arriva ad una nota X emette l’ultima che riesce a produrre = è la tipologia più comune. Esempio? Un bassobaritono che vuole ostinatamente cantare Freddie Mercury e pur di tirar fuori qualcosa canta quello che viene, abituando l’orecchio e la muscolatura laringea ad un lavoro sbagliato da più punti di vista. Anche qui, è bastato lavorare nota per nota dal punto di vista dell’intonazione. Ci vuole pazienza e costanza.
  • Allievo che fa fatica a concentrarsi, ad ascoltare con attenzione = qui in alcuni casi si tratta di un aspetto più educativo e socio-culturale. Generalmente riescono a tenere l’intonazione fin quando riescono a mantenere la concentrazione, ma basta poco o anche solo che l’esercizio diventi “automatico” (in particolare quando si torna indietro con le note, dato che invece per salire si fa più attenzione) ed insieme alla concentrazione sparisce anche l’intonazione. Beh, qui il lavoro da fare è più educativo, e bisogna trovare il modo di tenere l’attenzione e la disciplina senza diventare oppressivi – altrimenti si ottiene l’effetto contrario.
  • Allievo con problemi di tipo muscolare = c’è uno studio del canadese Steven Brown, ad esempio, che ci racconta come alcune persone non riescano a riprodurre i suoni in maniera corretta perché non riescono a coordinare le aree uditive con le aree motorie della laringe; il risultato quindi è diverso da quello voluto! E se ne rendono conto. Questa è una situazione un po’ più vicina alla problematica genetico-strutturale, ma in alcuni casi con i dovuti accorgimenti – spesso legati alle stesse terapie volte a migliorare la situazione muscolare generale – è risolvibile.

Quello dell’ascolto (allievo “c”) è un tema cruciale, dato che noi fondamentalmente produciamo quello che ascoltiamo ed abbiamo ascoltato nella nostra vita. La famiglia fa tantissimo, il contesto in cui cresciamo è fondamentale, le influenze determinano la direzione che prenderà il nostro modo di esprimerci. I cantanti migliori, quelli più musicali ed intonati (le due cose non per forza vanno a braccetto), nella maggior parte dei casi hanno una “storia” ed un background ricco, variegato, con tanta musica, con molte influenze… Recuperando questo tipo di ricchezza anche una voce meno musicale può diventare, nel tempo, sempre più interessante e “piena”.

Giacomo Buccheri durante il concerto di Natale 2018 della Scuola di Musica MC

Non è un caso che tra i sedicenni di oggi ci siano dei veri e propri fenomeni: hanno a disposizione, rispetto alle generazioni precedenti, tutta la musica del mondo e di qualsiasi epoca. Qualcuno penserà “sì, ma la usano male”. Tante volte è vero, ma quelli che hanno un esempio familiare/ambientale positivo sanno sfruttare al meglio questa grande ricchezza – e non a caso si tratta proprio di quei fenomeni di cui sopra.

Il bello poi è che le difficoltà, i blocchi, la sofferenza ci rendono ancora più “ricchi” musicalmente, quando riusciamo a vincere almeno la resistenza del lasciare andare la voce… Quindi insomma… c’è speranza per tutti – seppur per qualcuno di più!

Per approfondire alcuni di questi argomenti ed andare oltre nella parte delle Neuroscienze che si occupa della Musica, suggerisco la lettura di “Musicofilia” (O.Sacks). Una lettura molto scorrevole, spesso ironica e stimolante, che racconta il rapporto tra cervello e suono/musica attraverso moltissimi casi di persone con difficoltà o capacità oltre la norma.

Giacomo Buccheri

Giacomo Buccheri
Direttore Artistico, Coordinatore Didattico Canto, Docente di Canto

Tra le principali attività professionali in ambito artistico, dopo una carriera quindicinale come performer nei maggiori spettacoli e teatri italiani ed internazionali, è direttore musicale/corale e compositore (musiche aggiunte) per il musical “Twisted”, di cui cura anche adattamento delle liriche e disegno fonico; direttore musicale/corale ed arrangiatore per “Sweet Charity” (2019), “Waiting – The Musical” (2018) e per il “Dubai Tour 2016” (RCS Sport).
In ambito didattico è docente VMS (tecnica vocale, interpretazione) presso le sedi di Milano e Verbania; docente di Coro e direttore musicale presso la SDM-La Scuola del Musical di Milano; docente di Audiopercezione presso “Arpa Magica” (Musicoterapia); negli anni docente di musical theatre, canto e teatro presso varie realtà formative.

Giacomo Buccheri

Giacomo Buccheri
Direttore Artistico, Coordinatore Didattico Canto, Docente di Canto

Tra le principali attività professionali in ambito artistico, dopo una carriera quindicinale come performer nei maggiori spettacoli e teatri italiani ed internazionali, è direttore musicale/corale e compositore (musiche aggiunte) per il musical “Twisted”, di cui cura anche adattamento delle liriche e disegno fonico; direttore musicale/corale ed arrangiatore per “Sweet Charity” (2019), “Waiting – The Musical” (2018) e per il “Dubai Tour 2016” (RCS Sport).
In ambito didattico è docente VMS (tecnica vocale, interpretazione) presso le sedi di Milano e Verbania; docente di Coro e direttore musicale presso la SDM-La Scuola del Musical di Milano; docente di Audiopercezione presso “Arpa Magica” (Musicoterapia); negli anni docente di musical theatre, canto e teatro presso varie realtà formative.