MC Magazine
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Difficoltà di apprendimento: la soluzione c’è.

Intervista a Marco Cenacchi

E se le difficoltà di apprendimento non fossero causate da un tuo limite ma da un metodo di studio proposto limitato? La soluzione c’è.

Quanti di noi, nell’approcciarsi ad un nuovo strumento, sono stati sul punto di mollare, sconfortati dai risultati che tardavano ad arrivare?

Se ti trovi anche tu in questa situazione, sappi che il problema non è che non ne hai la capacità.
Il problema sta nel modo in cui affronti lo studio della musica.

Con questo articolo vogliamo insegnarti come acquisire un metodo di studio quanto più possibile funzionale.

Innanzitutto ricordiamo una cosa fondamentale: l’obiettivo di un musicista è comunicare. Se ci approcciamo allo studio della musica con una serie infinita di esercizi da ripetere, decontestualizzati dall’obiettivo comunicativo, stiamo remando nella direzione sbagliata e investiremo moltissime energie inutilmente.
La musica è innanzitutto un linguaggio e cercare di acquisire l’abilità di effettuare virtuosismi fini a loro stessi è pressoché inutile al fine di interiorizzarlo e assimilarlo.

Marco Cenacchi in una lezione di Pianoforte durante il Campus Estivo 2019 a Ponte di Legno

Cosa accade a un bambino che impara una lingua?

Siamo nati e cresciuti in un ambiente ricco di stimoli sonori e verbali e poco alla volta, senza conoscere le regole grammaticali o di sintassi, siamo riusciti ad esprimerci con le nostre prime parole, fino a metabolizzare del tutto la nostra lingua e a parlarla fluentemente. Questo percorso è reso possibile proprio dal fatto che le sollecitazioni esterne, portano spontaneamente un bambino ad imitare i suoni che sente, rendendo tutto molto istintivo e di certo non frutto di un ragionamento articolato.
È solo crescendo che il bambino impara a scrivere e studia le regole grammaticali alla base della lingua: il meccanismo di analisi e astrazione avviene quindi in un secondo momento.

Poniamoci questa domanda: perché, essendo la musica un linguaggio, dovrebbe funzionare in modo diverso? E ancora qual è il motivo per il quale, secondo alcuni metodi di studio per lo più tradizionali, la musica dovrebbe essere studiata partendo dalle regole, ovvero in modo diametralmente opposto?

Se osserviamo le realtà famigliari con bambini circondati da un ambiente in cui il coinvolgimento dei propri genitori nella musica è palpabile (anche solo con l’ascolto di un certo tipo), ci accorgeremo che quei bambini, col passare del tempo, svilupperanno una musicalità e delle attitudini molto più spiccate rispetto ad altri.
Tutto ciò non significa che per chi non ha ricevuto stimoli di questo tipo fin da piccolo sia impossibile imparare a suonare uno strumento: è vero che la fascia di età in cui l’orecchio si sviluppa maggiormente va dai 3 ai 5 anni ma da lì in poi si assesta fino agli 8/9 anni. Per questo tra la velocità con cui si sviluppa l’orecchio di un bambino di quella età e l’orecchio di una persona di 40 anni, a livello fisico non c’è alcuna differenza.

L’orecchio musicale si sviluppa nel corso di tutta la vita, non smette di funzionare!

Con questo presupposto ben chiaro in mente, possiamo darvi indicazioni per ricreare le condizioni affinché il vostro studio prosegua in maniera fluida e qualsiasi sia la vostra età: parliamo di didattica funzionale.

Marco Cenacchi

Come fare per organizzare il proprio studio nel modo migliore?

Innanzitutto dedicandosi ad un ascolto musicale attivo.
Non stiamo parlando di ascolto randomico di qualche brano su youtube o spotify, come sottofondo mentre si fa qualcos’altro.
L’ascolto attivo necessita di attenzione: stabilite un momento della giornata, anche solo per dieci minuti, in cui dedicarvi esclusivamente a questo esercizio.
Ci si deve porre come obiettivo quello di individuare mediante l’orecchio determinati eventi sonori all’interno del brano, in maniera altamente consapevole.
Questi eventi sonori possono essere di diverso tipo.
Ad esempio: nell’intro del brano Knockin’ on Heaven’s door, il chitarrista cambia il suono dello strumento, passando da un distorto ad un suono pulito. Un esercizio di ascolto attivo può consistere nell’individuare i punti in cui c’è questa variazione.
Oppure, in qualsiasi brano si voglia, si può scegliere di concentrare il proprio ascolto solo sulla traccia di uno degli strumenti, impegnandosi per isolarla da tutte le altri.
È uno degli esercizi migliori per allenarsi a costruire poco alla volta il linguaggio musicale: possiamo dire che è un metodo di acquisizione per osmosi, non è un processo di apprendimento forzato.
Accompagniamo la mente nel costruire un’immagine della musica stessa e questo è il primo passo per impararla esattamente come si impara a parlare una lingua.

È piuttosto differente questo approccio da quello che prevede di iniziare dall’avere davanti uno spartito musicale da decifrare e interpretare, vero?

Lo spartito infatti è solo un’approssimazione del linguaggio, una riduzione a simboli che, se non supportati da un’immagine familiare alla propria mente e da un substrato culturale, rischia di essere sterile e fine a sé stesso.

Speriamo che questo articolo ti abbia permesso di capire che molto probabilmente non sei tu ad essere inadeguato, ma il metodo di studio che ti hanno proposto.
Prova a cambiare prospettiva!

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Difficoltà di apprendimento: la soluzione c’è.

Intervista a Marco Cenacchi

E se le difficoltà di apprendimento non fossero causate da un tuo limite ma da un metodo di studio proposto limitato? La soluzione c’è.

Quanti di noi, nell’approcciarsi ad un nuovo strumento, sono stati sul punto di mollare, sconfortati dai risultati che tardavano ad arrivare?

Se ti trovi anche tu in questa situazione, sappi che il problema non è che non ne hai la capacità.
Il problema sta nel modo in cui affronti lo studio della musica.

Con questo articolo vogliamo insegnarti come acquisire un metodo di studio quanto più possibile funzionale.

Innanzitutto ricordiamo una cosa fondamentale: l’obiettivo di un musicista è comunicare. Se ci approcciamo allo studio della musica con una serie infinita di esercizi da ripetere, decontestualizzati dall’obiettivo comunicativo, stiamo remando nella direzione sbagliata e investiremo moltissime energie inutilmente.
La musica è innanzitutto un linguaggio e cercare di acquisire l’abilità di effettuare virtuosismi fini a loro stessi è pressoché inutile al fine di interiorizzarlo e assimilarlo.

Marco Cenacchi in una lezione di Pianoforte durante il Campus Estivo 2019 a Ponte di Legno

Cosa accade a un bambino che impara una lingua?

Siamo nati e cresciuti in un ambiente ricco di stimoli sonori e verbali e poco alla volta, senza conoscere le regole grammaticali o di sintassi, siamo riusciti ad esprimerci con le nostre prime parole, fino a metabolizzare del tutto la nostra lingua e a parlarla fluentemente. Questo percorso è reso possibile proprio dal fatto che le sollecitazioni esterne, portano spontaneamente un bambino ad imitare i suoni che sente, rendendo tutto molto istintivo e di certo non frutto di un ragionamento articolato.
È solo crescendo che il bambino impara a scrivere e studia le regole grammaticali alla base della lingua: il meccanismo di analisi e astrazione avviene quindi in un secondo momento.

Poniamoci questa domanda: perché, essendo la musica un linguaggio, dovrebbe funzionare in modo diverso? E ancora qual è il motivo per il quale, secondo alcuni metodi di studio per lo più tradizionali, la musica dovrebbe essere studiata partendo dalle regole, ovvero in modo diametralmente opposto?

Se osserviamo le realtà famigliari con bambini circondati da un ambiente in cui il coinvolgimento dei propri genitori nella musica è palpabile (anche solo con l’ascolto di un certo tipo), ci accorgeremo che quei bambini, col passare del tempo, svilupperanno una musicalità e delle attitudini molto più spiccate rispetto ad altri.
Tutto ciò non significa che per chi non ha ricevuto stimoli di questo tipo fin da piccolo sia impossibile imparare a suonare uno strumento: è vero che la fascia di età in cui l’orecchio si sviluppa maggiormente va dai 3 ai 5 anni ma da lì in poi si assesta fino agli 8/9 anni. Per questo tra la velocità con cui si sviluppa l’orecchio di un bambino di quella età e l’orecchio di una persona di 40 anni, a livello fisico non c’è alcuna differenza.

L’orecchio musicale si sviluppa nel corso di tutta la vita, non smette di funzionare!

Con questo presupposto ben chiaro in mente, possiamo darvi indicazioni per ricreare le condizioni affinché il vostro studio prosegua in maniera fluida e qualsiasi sia la vostra età: parliamo di didattica funzionale.

Marco Cenacchi

Come fare per organizzare il proprio studio nel modo migliore?

Innanzitutto dedicandosi ad un ascolto musicale attivo.
Non stiamo parlando di ascolto randomico di qualche brano su youtube o spotify, come sottofondo mentre si fa qualcos’altro.
L’ascolto attivo necessita di attenzione: stabilite un momento della giornata, anche solo per dieci minuti, in cui dedicarvi esclusivamente a questo esercizio.
Ci si deve porre come obiettivo quello di individuare mediante l’orecchio determinati eventi sonori all’interno del brano, in maniera altamente consapevole.
Questi eventi sonori possono essere di diverso tipo.
Ad esempio: nell’intro del brano Knockin’ on Heaven’s door, il chitarrista cambia il suono dello strumento, passando da un distorto ad un suono pulito. Un esercizio di ascolto attivo può consistere nell’individuare i punti in cui c’è questa variazione.
Oppure, in qualsiasi brano si voglia, si può scegliere di concentrare il proprio ascolto solo sulla traccia di uno degli strumenti, impegnandosi per isolarla da tutte le altri.
È uno degli esercizi migliori per allenarsi a costruire poco alla volta il linguaggio musicale: possiamo dire che è un metodo di acquisizione per osmosi, non è un processo di apprendimento forzato.
Accompagniamo la mente nel costruire un’immagine della musica stessa e questo è il primo passo per impararla esattamente come si impara a parlare una lingua.

È piuttosto differente questo approccio da quello che prevede di iniziare dall’avere davanti uno spartito musicale da decifrare e interpretare, vero?

Lo spartito infatti è solo un’approssimazione del linguaggio, una riduzione a simboli che, se non supportati da un’immagine familiare alla propria mente e da un substrato culturale, rischia di essere sterile e fine a sé stesso.

Speriamo che questo articolo ti abbia permesso di capire che molto probabilmente non sei tu ad essere inadeguato, ma il metodo di studio che ti hanno proposto.
Prova a cambiare prospettiva!

Direttore ed insegnante
Direttore ed insegnante

Marco Cenacchi
Direttore ed insegnante di Pianoforte

Accanto alla tradizionale carriera scolastica e all’attività artistica, fin dall’età di soli 14 anni, si occupa di insegnamento, arrangia e dirige diversi ensemble strumentali di musica leggera.  Da settembre 2009 a dicembre 2010 è direttore del Complesso Internazionale Cameristico col quale tiene diversi concerti. Ora è presidente dell’Associazione Musicale MC e direttore e fondatore della Scuola di Musica MC, in cui insegna Pianoforte, Armonia, Tecnica Vocale e dirige il coro e gli ensemble strumentali della Scuola. Nel 2016 si specializza come insegnante Yamaha per i corsi “Junior Music Course” e “Adventure”. Tuttora affianca l’attività didattica a quella di pianista accompagnatore per cantanti di Musical e si dedica alla formazione degli insegnanti, in particolare di canto e di pianoforte presso la Scuola di Musica MC.

Direttore ed insegnante
Direttore ed insegnante

Marco Cenacchi
Direttore ed insegnante di Pianoforte

Accanto alla tradizionale carriera scolastica e all’attività artistica, fin dall’età di soli 14 anni, si occupa di insegnamento, arrangia e dirige diversi ensemble strumentali di musica leggera.  Da settembre 2009 a dicembre 2010 è direttore del Complesso Internazionale Cameristico col quale tiene diversi concerti. Ora è presidente dell’Associazione Musicale MC e direttore e fondatore della Scuola di Musica MC, in cui insegna Pianoforte, Armonia, Tecnica Vocale e dirige il coro e gli ensemble strumentali della Scuola. Nel 2016 si specializza come insegnante Yamaha per i corsi “Junior Music Course” e “Adventure”. Tuttora affianca l’attività didattica a quella di pianista accompagnatore per cantanti di Musical e si dedica alla formazione degli insegnanti, in particolare di canto e di pianoforte presso la Scuola di Musica MC.